lunedì 23 novembre 2009

Vivere e Sopravvivere

Riflettevo sul lavoro. Non AL lavoro. D'altronde non faccio molte altre attività ultimamente.
Pensavo al famoso detto 'non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere'.
Sono giunto alla tremenda conclusione che negli ultimi due anni ho traslocato dalla seconda alla prima parte di frase. Mea culpa.
Intanto credo sia già un buon punto di partenza averlo capito, ora sta a risolvere la questione.
Voglio dire, non è che sia cambiata la mia situazione economica, ma mi sono trovato invischiato in qualcosa che avevo calcolato come temporaneo e invece l'ho presa come routine.
Tento di spiegarmi portando il discorso ad un livello più generale.
Credo esistano tre categorie di lavoratori:
- Chi lavora per le necessità primarie, dirò che sopravvive;
- Chi lavora per le necessità primarie e secondarie, dirò che vive;
- Chi lavora per le necessità secondarie, dirò solo che è fortunato.

Ora, il ritrovarsi in una delle tre categorie NON è una pura questione economica, anzi me ne guardo bene dal fare i conti nelle tasche degli altri. Le mie tre categorie sono più che altro psicologiche.
Analizzando per prima la terza categoria (scusate il gioco di inversione), vorrei mettere qui tutti coloro che per motivi vari dedicano il loro stipendio alle cose futili o non indispensabili. Come dicevo, non è punto cruciale avere in banca una notevole quantità di Euro. Qui girano persone per cui conta più la macchina figa, il cellulare fantascientifico, l'abbigliamento griffato o altre amenità dispendiose, piuttosto che mangiare e vivere sano. Per loro conta più apparire che essere. Chi condannare in questo 'girone' decidetelo voi.
Alla seconda categoria appartengono, per fortuna, gran parte delle persone. Sono coloro che svolgono un onesto lavoro con la giusta paga e la giusta durata in ore. E qual è la giusta durata? La so, sono preparato. La giusta durata è variabile per ognuno di noi ma permette di dedicare del tempo a se stessi, alla famiglia e agli amici. E qual è la giusta paga? So anche questa. Dipende dal nostro background famigliare e dalle nostre aspettative. C'è chi desidera solo andare fuori a cena una volta al mese, chi vuole farsi un viaggio alle Maldive, chi spende in libri e chi ama mettere gli Euro in un deposito tipo Zio Paperone. Ma la condizione sine qua non è mangiare sano e vestirsi con decenza, sennò si può salire alla prima categoria.
La prima categoria è la più sfigata di tutte. C'è chi finisce qui per i più disparati motivi e spesso non se ne rende conto. Sono coloro che temono di non aver abbastanza soldi e non spendono. Oppure sono talmente presi dal lavoro da non avere il tempo di spendere. Oppure sono così introversi da non possedere amici con cui uscire la sera o un weekend. Non si comprano bei vestiti perchè non saprebbero in quale occasione usarli. Spero di essermi spiegato.
Ecco, tornando a me, temo di essere evaporato dalla seconda alla prima categoria, o comunque altaleno tra l'una e l'altra. E sono in un circolo vizioso che devo rompere.
Faccio un lavoro che non amo ma mi sento così carico di responsabilità da dare tutto me stesso in quello che faccio. E tutto ciò sta avendo degli effetti deleteri: la sera non vedo nessun amico o parente per timore di fare tardi e non essere ben lucido il mattino dopo. La domenica ho già la mente sul lavoro e non riesco a godere di nessuna attività. Il sabato è l'unico giorno in cui cerco di dividermi, sempre che il mattino non debba lavorare! Inoltre limito le spese per timore che la casa nuova mi butti sul lastrico, nonostante i conti che faccio continuano a darmi un buon margine.
Devo decidermi a spezzare il cerchio, riappropriarmi della mia vita.
E' anche l'unica che ho!

Buona Notte.