martedì 1 settembre 2009

Fermata Tarch(u)na

Tarquinia è una città che merita di essere visitata, almeno per i miei gusti.
Ci siamo fermati, io e Cinzia, sulla via del ritorno dalla Calabria; non avevamo fretta e spezzare il viaggio ci è sembrata un'ottima idea.
Percorrendo l'Aurelia verso sud la si può vedere bene già da lontano, sulla sinistra con le sue torri svettanti. E' posta su un colle affacciato all'immensa pianura della Maremma.
Noi arrivavamo da sud e ci stupivamo di non riuscire a vederla nonostante la cartina geografica la indicasse ormai imminente. Nessun problema, sull'Aurelia ci sono ben tre uscite per raggiungerla; noi abbiamo preferito scegliere la seconda, con la speranza di vederla da lontano.
Ho trovato curioso che solo arrivando da nord si nota la selva di torri, da sud sembra una qualunque cittadina arroccata. E da pure l'impressione di essere piccola: leggo ora che conta sedicimila anime.
E' circa metà pomeriggio e appena svoltato ci mettiamo alla ricerca di un albergo, supponendo una lunga ricerca. Da lontano fa bella mostra l'insegna dell'Hotel Tarconte, se non ricordo male, quindi senza più badare a niente puntiamo lì. Prezzo 115€, un po' fuori dal centro e forse senza parcheggio interno. Peccato, il panorama prometteva davvero bene.
Cominciamo a girare un po' e vediamo un cartello che indica la direzione per l'Hotel Sporting. Ci chiediamo se ci sono solo due hotel e seguiamo la direzione. Poi un altro cartello, poi un altro e poi uno sbiadito. In un attimo eravamo in piena campagna.
Torniamo indietro. Entriamo nella città vecchia superando le mura fortificate. Godiamo dei primi scorci della città: è già bella ma di un albergo nemmeno l'ombra. Usciamo dalle mura e seguiamo una strada in discesa. Vedo il mare, per cui stiamo guidando verso l'Aurelia. Vedo due cartelli che indicano altrettanti hotel a poche centinaia di metri. Ci fermiamo al primo che incontriamo, l'Hotel Aurelia: due stelle ma con parcheggio privato.
Ci accoglie una vecchina con un'età vagamente compresa tra i sessanta e gli ottanta. Prezzo 60€. Soppesiamo un attimo la situazione; forse ci aspetta una topaia. Siamo stanchi e decidiamo di fermarci. La nostra camera è al terzo e ultimo piano. Nel corridoio c'è un vago odore di fumo. Entriamo in camera e la esploriamo. Ci mettiamo un attimo perché è composta da una camera da letto di 10 mq e un bagno grande la metà. Ci affacciamo alla finestra della camera e che vediamo? Lo Sporting Hotel! Ma porca! Ormai siamo qui e non ci muoviamo, in fondo la camera è pulita e per una notte va benissimo.
Scendiamo e chiedendo indicazioni alla vecchina, ci dirigiamo a piedi verso il centro storico. Tramite una strada piuttosto ripida, in pochi minuti siamo a Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Nazionale Etrusco. Un'occhiata agli orari di apertura e proseguiamo il giro.



Il centro storico è esattamente come sembra, ovvero un piccolo centro in prevalenza costruito nel XIV secolo. Ogni vicolo, anche il più nascosto, è una sorpresa da immortalare in digitale.



Appena tramonta il sole, torniamo in albergo per farci una doccia ristoratrice. Freschi e profumati torniamo nel centro storico alla ricerca di un posto dove mangiare.
Dopo aver girato un pochino ero già di nuovo sudato e appena imbarazzato entro con Cinzia alla Cantina dell'Etrusco. Rimaniamo entusiasti del locale e dei pasti consumati. Non mi spiego come mai il locale fosse vuoto, pure i prezzi erano ottimi: 37€ in due non mi sembra molto, no? Mistero.



Un po' ebbri dal vino e con la stanchezza che cominciava a farsi sentire, torniamo in albergo.
Chiediamo alla vecchina a che ora c'è la colazione e lei, spiacente, ci dice che non la danno. In effetti non avevo visto sale, però la cosa mi abbatte un po'. Pazienza.
Andiamo a dormire e, devo dire, il letto è comodissimo. Durante la notte mi sveglio per il caldo e attacco il condizionatore, in questi mesi non ho mai provato un caldo simile!
Al mattino, torniamo in centro e facciamo colazione nella prima piazza che troviamo. Ci serve una gentile signora.
Il museo è dall'altra parte della piazza. Con 8€ ci assicuriamo anche la visita alla necropoli. Come molti musei in Italia, i manufatti vengono esposti senza valorizzarli, quasi fossimo in un supermercato. Per fortuna la qualità dei resti archeologici è alta e il secondo e il terzo piano sono manna anche per chi conosce poco l'antico popolo degli Etruschi. Il museo non dispone di aria condizionata e le finestre spalancate non alleviano il caldo. E sono solo le 9e30 del mattino.
Finita la visita, torniamo in albergo, recuperiamo le nostre cose e ci spostiamo verso la Necropoli Etrusca.
Da fuori mi delude perché tento di paragonarla alla necropoli di Populonia e ciò che vedo mi ricorda una serie di baracche da giardino sparpagliate. Una volta entrato capisco il mio errore: le tombe non sono tumulate ma scavate sottoterra, nella roccia. Un guardiano logorroico, in netta contrapposizione agli altri, ci informa che sotto i nostri piedi ci sono più di duemila tombe e quelle visitabili sono una parte di quelle affrescate.




La nostra sosta a Tarquinia termina qui. Troppo forte il sole di mezzogiorno per visitare la Civita. Usciti dalla necropoli risaliamo in macchina e puntiamo verso casa.

Nessun commento: